Seminario Nazionale di Karate Tradizionale

20 Marzo 2021, On-line

In allegato il comunicato relativo al Seminario Nazionale di Karate Tradizionale (tematiche affrontate Kumite Shobu Ippon - Embu - Fukugo), che si svolgerà sabato 20 marzo 2021 in modalità a distanza.

Comunicato Seminario Nazionale di Karate Tradizionale

L'edizione 2020 dello stage nazionale di karate tradizionale della FIK fu annullata a causa dell’ emergenza sanitaria SARS- COVID 19. Rimandare anche lo stage del 2021, organizzato in presenza a Bologna, avrebbe significato arrestare il processo in corso portato avanti dalla federazione, per lo sviluppo, in questo caso  di una branca del karate tradizionale.

 La FIK non si è fermata, pertanto il 20 marzo u.s. lo stage si è svolto in modalità on-line per tutti i propri tesserati; molteplici gli argomenti trattati: kumite shobu ippon, embu e fukugo, con particolare attenzione al Kata Kitei.

Sono stati presi in considerazione i temi di cui sopra per i recenti impegni internazionali a cui la FIK è stata chiamata come unica referente italiana. Infatti, prima del lockdown, la federazione aveva già portato una rappresentativa nazionale a Mosca per il Campionato Europeo WTKF; la squadra di atleti si era preparata sulle tre specialità previste ed ha conseguito ottimi risultati.

I tecnici relatori sono stati il maestro Michele Romano, coach nazionale del kumite shobu ippon, il quale ha curato la parte del kumite, facendo riferimento al regolamento IKU (International Karate Union), il maestro Carlos Demarco, referente FIK per la WTKF, il quale ha spiegato cos’è il fukugo e insegnato il Kata Kitei, mentre il maestro Gianmarco Citelli, membro della commissione nazionale di stile Shotokan, ha preso in esame l’embu, spiegandolo e dimostrandone le varie combinazioni tecniche.

Ognuna delle specialità richiede al karateka sicuramente una buona base tecnica, al fine di poter esprimere nel colpo una potenza tale da renderlo il più efficace possibile. L’idea è quella di una tecnica decisiva chiamata in giapponese “todome waza” che presume comunque assoluto autocontrollo della tecnica, perché sia il regolamento che l’etica sportiva proibiscono di procurare danni fisici.

Guardiamo ora nel dettaglio ciascuna delle suddette specialità.

Dopo il discorso di apertura dello stage, tenuto dal presidente federale dott. Riccardo Mosco, ha preso la parola il Maestro Michele Romano. Il tecnico toscano ha trattato le tecniche basilari di uchikomi e, coadiuvato dalle due sorelle Francesca e Olivia Gentile - entrambe atlete della Nazionale, ha dimostrato e fatto provare quello che viene richiesto dal regolamento dal punto di vista della tecnica. La sua relazione si è pertanto focalizzata sulla necessità dell’efficacia dei colpi ed ha evidenziato quali caratteristiche debba avere un punto valido, secondo regolamento arbitrale IKU. Infatti il nuovo regolamento in uso in FIK è stato ratificato dalla commissione mondiale IKU durante i lavori in occasione del Campionato Mondiale 2019 a Fortaleza in Brasile.

Il Maestro Romano sottolinea che i contenuti affrontati nello stage nazionale sono stati pensati in continuità con la lezione sul kumite shobu, tenuta al corso nazionale degli ufficiali di gara svoltosi a Caorle ad inizio ottobre 2020.

In quell’occasione, l’interesse e la partecipazione degli addetti ai lavori fu di altissimo livello, una vera soddisfazione per gli organizzatori. Ci furono addirittura ampi consensi anche da parte di arbitri che non avevano mai diretto un incontro di kumite shobu ippon, in quanto provenienti dall’altra anima del karate, quello “sportivo”.

Infatti, prosegue la relazione, importanti sono lo spostamento e l’accelerazione di tutto il corpo verso il bersaglio, la penetrazione del colpo e la postura corretta: senza almeno uno di questi requisiti probabilmente il punto potrebbe non essere attribuito perché “yoai”, debole. Non importa arrivare primi  a bersaglio con una mano o un piede, se non vi è efficacia; infatti, a differenza di altre discipline, il praticante non brandisce, per esempio, un’arma da taglio, la quale – come ad esempio nella scherma – garantisce il punto anche se l'attaccante ha una postura scomposta. La competizione deve essere un momento di studio in cui il praticante deve ricercare la tecnica più efficace. Certo che con questa richiesta cambiano la distanza e il tempo rispetto ad un kumite sanbon.

Alla fine penso che il Maestro abbia dimostrato che il karate tradizionale non è statico come spesso si sente dire dalla “voce popolare”, ma può essere fluido, mobile e potente.

È ll tempo del Maestro Carlos Demarco che inizia la sua relazione riallacciandosi al discorso del Maestro Romano sul Todome, integrandolo nel kata.

Nella specialità del fukugo - secondo tema trattato - gli atleti competono alternando un turno di kata ad un turno di kumite. Il turno finale prevede sempre, da regolamento, il combattimento.

Il kata che viene svolto tra un turno e l’altro è sempre lo stesso: KITEI. Si tratta di un kata interstile con tecniche di shotokan, shito ryu e goju ryu, per permettere anche a chi non ha una base di shotokan di poter competere.

Col Maestro Demarco si è studiato il kata nei dettagli, prestando attenzione alle posizioni e al kime. Insieme al Maestro c’erano otto “tigrotti” agonisti che hanno fatto trasparire anche dallo schermo una bella energia.

Il Maestro uruguagio spiega che per chiudere la gara al meglio c’è bisogno di compattezza, quindi è necessario dimenticare le posizioni lunghe ed esose e i ritmi prolungati che si vedono invece nelle gare moderne. L’essenza del kata  non dipende da un fattore estetico o coreografico, ma dall’efficacia e dalla funzionalità.

La precisione del gesto tecnico e la velocità sono caratteristiche richieste a prescindere, ma non per un fine scenico; devono essere il mezzo che porta il karateka a realizzare una tecnica con la giusta chiusura e con potenza, perché sta combattendo, anche se contro un avversario immaginario.

Lo stage si conclude col Maestro Citelli che racconta e mostra l’embu, un bunkai a coppia (uomo/donna o uomo/uomo) di libera composizione. Le uniche regole sono il tempo che non può superare il minuto e l’inserimento di tecniche obbligatorie, quali tzuki, maegeri, ushirogeri. Una specialità dunque molto spettacolare e di un certo fascino.

Nel caso di coppia donna/uomo, la donna non ha mai l’iniziativa; nessun colpo può essere parato tranne l’ultimo che prevede da parte della donna - o da chi nella coppia “difende” - un contrattacco con una tecnica risolutiva: todome waza . Qui valgono tutti i parametri tecnici già spiegati in precedenza.

Supportano il Maestro Gianmarco Ilaria Rigoldi - atleta pluripremiata in questa specialità in ITKF, quando rappresentava l’Italia per un’ altra federazione nazionale ed Emanuele Corridori, giovane e promettente atleta medagliato agli europei WTKF.

La FIK si sta impegnando per aprire le gare di embu anche alle categorie dei bambini e degli amatori, con una durata però minore e modificando le regole internazionali, perché questa specialità riscuote interesse tra i praticanti e potrebbe essere un valido mezzo di studio tecnico.

Avanti FIK! Sempre di più la casa di tutte le anime del karate …